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Indiana Jones ed il Quadrante del Destino: Preparate Frusta e Cappello, Indy è tornato!

Probabilmente il titolo del film – modificato in corsa – è così altisonante che si va al cinema aspettandosi il capolavoro su Indy, il miglior film mai uscito…poi ci si ferma a riflettere un momento e la prima cosa che sovviene è che non siamo più negli anni ‘80/’90, non c’è più la Lucasfilm Ltd. (ormai The Walt Disney Studios) ed Harrison Ford – come anche viene mostrato all’inizio del film, dopo la sequenza di prologo dove le fattezze dell’attore sono affidate alla CGI per il suo ringiovanimento – appare stanco ed invecchiato perché, effettivamente, non ha più 30/40 anni come nella insuperabile trilogia.

Dopo, quindi, un inizio ambientato in Germania nel 1944, la trama si sposta di 25 anni in avanti, nel 13 agosto del 1969.

Ordunque, andare al cinema credendo di rivivere lo stesso fomento dell’Ultima Crociata appare davvero utopico se non, addirittura, poco coerente con la realtà dei fatti.

Detto questo, anche se Indy non è più il prestante eroe di un tempo, questo film fa in modo che si rivivano, vividamente, il disprezzo per i Nazisti, la risoluzione di enigmi serrati in idiomi ormai da tempo dimenticati e la corsa contro il tempo per riuscire ad arrivare per primi all’anelato tesoro storico.

L’impalcatura del film è molto simile a quella dell’Ultima Crociata, tanto da sembrarne il diretto sequel; del Regno del Teschio di Cristallo non rimane nulla se non il matrimonio con Marion, rectius la fine del matrimonio a causa della morte del di loro figlio (interpretato da Shia Lebeouf) – un modo elegante per farlo uscire di scena tanto da essere sicuri che non ci sarà mai un sequel con quel discendente.

Per riprendere le fila del nostro discorso, lo schema è quello dell’Ultima Crociata, ma con un partner completamente differente; non c’è, infatti, il monolitico Sean Connery (Prof. Henry Jones), ma l’attrice Phoebe Waller Bridge (nel film Elena Shaw “Wombat”), grande ladra ed avventuriera, che veste i panni della figlia del Prof. Basil Shaw, collega di Indy.

Il mix così mescolato funziona e, anche se il film dura poco più di due ore e mezza, scorre piacevolmente tra rocamboleschi inseguimenti su improbabili mezzi in Tangeri per poi vari piglia e ripiglia a bordo, come di consueto, di altri mezzi come barche ed aerei.

La trama è avvincente ed Indy, questa volta, anche se inizialmente stanco per vicissitudini personali lavorative (la pensione) e sentimentali (la morte del figlio ed il divorzio da Marion) che lo portano ad essere disamorato e disinteressato nei confronti delle meraviglie della storia, ritrova il suo innato ardore, decidendo di rimettersi in gioco, insieme alla figlia del Prof. Basil Shaw, per recuperare la macchina del tempo, la più grande meraviglia della storia, l’Antykytera di Archimede, fortemente desiderata anche da una malvagia fazione di loschi individui con l’obiettivo di riportare in auge il Nazismo.

Come non citare, infine, l’incalzante motivetto che, alla fine dei giochi, mette tutti, ma davvero tutti, d’accordo.

Da andare a vedere assolutamente!

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