“Spazio, 2071, eccovi i viaggi dell’astronave Bebop, e di un insolita ciurma di cacciatori di taglie”
In attesa della prossima serie live action dedicata a Cowboy Beepop vi riproponiamo un nostro commento su questo “stiloso western spaziale”.
L’unica serie è composta da 26 episodi riproposti da qualche giorno su Netflix, più uno spin-off: “Cowboy Bebop: Knockin’ on Heaven’s door”, il tutto prodotto da Sunrise e diretto da Shin’ichirō Watanabe.
La grafica è semplice, con forti richiami a Lupin III, la serie risale alla fine degli anni ‘90, nonostante questo l’animazione è scorrevole, ben strutturata e molto dettagliata. La bellissima grafica è accompagnata da una scelta musicale davvero bella e interessante, un misto jazz blues con un pizzico di rock, per non parlare delle innumerevoli citazioni musicali, gli stessi titoli degli episodi sono un richiamo a titoli di canzoni famose.
Trama: “A causa di un incidente, un violento sciame di asteroidi si abbatte sulla terra distruggendola ed i sopravvissuti sono costretti a rifugiarsi su altri pianeti. Un gruppo di particolari personaggi viaggia con una sgangherata navicella spaziale: il Bebop. Spike Spiegel, un uomo indolente ed ex membro della Red Dragon, un gruppo di criminali organizzati molto influenti, insieme al cinico socio Jet Black, un ex investigatore della polizia del sistema solare, sono alla ricerca di criminali e per questo si spostano di pianeta in pianeta. Durante questo viaggio interstellare ai due si uniranno: Ein un bizzarro e super intelligente cane, Radical Edward, una geniale e solitaria hacker e l’eccentrica e attraente truffatrice Faye Valentine che nonostante la sua esagerata sensualità si dimostra una ragazza vulnerabile.”
Malgrado formino un gruppo, ogni personaggio è a se e viaggia per conto suo, con continui flashback sulla vita passata, gli amori perduti, e un senso profondo di malinconia e inadeguatezza; questi saranno i sentimenti chiave che accompagnano tutti gli episodi, insieme all’ottima scelta musicale che crea un’atmosfera sorprendente.
È un prodotto estremante trasversale, lo si può collocare in più generi: dal poliziesco alla fantascienza, noir, criptico, pulp, non c’è ragione per non vederlo, vi farà emozionare ma allo stesso tempo sorridere e, nonostante tutto, vi ritroverete a riflettere insieme ai personaggi.
“See you space cowboy…”