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Passion4Fun intervista Samuele Atzori, uno dei fondatori di Bricknusa

Passion4Fun ha avuto il piacere di poter intervistare Samuele Atzori, uno dei fondatori del gruppo Bricknusa dedito alla creazione di modelli di robot con i mattoncini della Lego.

P4F: Tanto per cominciare, parlaci un po’ di te e di Bricknusa.

BK: Piacere sono Samuele Atzori. Con due amici sardi, come me, spinti dalla passione per i mattoncini abbiamo messo su una pagina su Facebook denominata Bricknusa.

P4F: Come è iniziata la passione per le costruzioni con i Lego?

BK: La mia passione è iniziata un po’ per caso, mio padre mi comprò qualche mattoncino e io pian piano iniziai a costruirmi i miei amati robottoni.
I modellini/giocattoli che agognavo costavano parecchio (quindi per le tasche dei miei era una spesa eccessiva e ingiustificata per dei giocattoli) e costruirmeli da me mi pareva un giusto compromesso. Con la fantasia di allora (di un bimbo di 6 anni) mi sembrava di costruire i miei beniamini ancor meglio della loro controparte giocattolosa in vendita nei negozi. Come ho la certezza di aver iniziato a 6 anni? Uscì Golion (conosciuto dai più come Voltron, serie rimaneggiata ed edulcorata per poi essere riproposta anni dopo con grande successo dagli USA). Fu un fulmine a ciel sereno.
Mi innamorai della serie e mi misi subito a riproporre gli episodi che più mi avevano entusiasmato con i leoni costruiti con i mattoncini. Sino ad allora avevo costruito i miei beniamini disegnandoli sui fogli di carta oppure con i pacchetti di sigarette; da quel momento non avrei più avuto limiti se non quelli dettati dal numero di mattoncini a disposizione.

P4F: Tutti ad un certo punto hanno provato a ricreare con i famosi mattoncini i loro eroi preferiti ma voi lo fate ad un livello completamente diverso.
Come ci riuscite? Qual è stato il primo modello?

BK: Credo sia prettamente una questione legata al costo delle lego ed alle proprie disponibilità economiche, al tempo ed al piacere nel costruire qualcosa che sia frutto della propria fantasia o di qualcun altro (che non tutti hanno) e veder prender forma a quel mucchio di pezzi versatili. Il mio primo modello dopo la Dark Age (periodo in cui un appassionato adolescente smette di giocare con i mattoncini), fu il Vultus 5.
Ogni mio lavoro è sempre in evoluzione e i modelli progettati hanno subito negli anni restyling continui; Il mio stesso modo di vedere le cose è cambiato e con esso anche i gusti. Se prima amavo proporzioni più massicce, ora i modelli hanno proporzioni più verosimili con braccia e gambe molto meno grosse.

P4F: Hai dei contatti con la Lego? Ti hanno mai chiesto di collaborare ad un progetto?

BK: Purtroppo no, il mio sogno sarebbe quello che una ditta come la Bandai si interessasse al mondo del mattoncino e creasse una sua linea di mattoncini (lego compatibili, nei limiti della legge ovviamente) e che, come fece a suo tempo la Hasbro con la linea Kre-o, inizi a sfornare set di mattoncini dei robottoni analogamente a quello che già fa con i kit di montaggio della serie Gundam.

P4F: Siete mai andati sul sito Lego Ideas per proporre qualcuna delle vostre creazioni? Che riscontro avete avuto?

BK: Agli albori di Ideas e quando ancora facevo robot lego custom (con pezzi da me progettati e modificati), proposi alcuni miei lavori. La speranza era quella che la Lego si interessasse alle mie idee e creasse determinati pezzi che si ripresentavano puntualmente nei miei vari modelli fatti sino ad allora.

P4F: Dalle tue creazioni si evince una grande passione per i robottoni, vuoi parlarcene?

BK: Il primo che vidi fu Goldrake (Grendizer) del quale però avevo ricordi molto vaghi avendo io solo due anni all’epoca. Quello che catturò la mia attenzione fu però il Grande Mazinga e subito dopo il Mazinga Z (da noi meno amato del Great).
Con loro due nacque la passione e da lì non feci che guardare cartoon robotici che allora abbondavano.

P4F: Da dove è nata l’idea del gruppo “Bricknusa” ? Vuoi parlarci del vostro team?

BK: Stefano Amico mi contattò e mi propose di esporre i miei lavori al centro commerciale “Le Vele” insieme ad altri due suoi amici, Luca Melis e Maurizio Lampis.
Dopo questa, facemmo altre mostre. Nel mentre Luca studiò un logo e un nome.
Maurizio prese una strada differente dalla nostra continuando a fare mostre e noi ci concentrammo essenzialmente sulla pagina di Facebook.
Luca e Stefano poi mi consigliarono di passare dal fare custom al fare Moc (“My Own Creation” cioè Mia Propria Creazione) e questa fu la svolta che mi serviva perché ho iniziato a progettare al pc velocizzando il processo creativo e abbassando tempi e costi. Gli altri due membri del gruppo – a mio avviso estremamente talentuosi – purtroppo per motivi di lavoro e avendo anch’essi un proprio nucleo familiare con figli, non hanno tempo per poter esprimere la propria vena artistica dedicandosi alla loro passione.
Ad onor di cronaca, Stefano per un brevissimo periodo ha potuto dedicare del tempo alla realizzazione di piccoli scenari di Cagliari, per l’esattezza il Poetto del periodo dei Casotti, lì si è intravisto quello che potenzialmente potrebbe fare se solo avesse tempo.

P4F: Nel collezionismo, in molti preferiscono avere un prodotto finito ma c’è chi invece preferisce realizzare e persino customizzare i modelli che poi andrà ad esporre in collezione. Come vedi questa differenza? Credi che realizzare da solo il proprio modello dia qualcosa in più?

BK: Credo che realizzare qualcosa con le proprie mani, possibilmente frutto di un proprio progetto tecnico o artistico (in senso stretto), anche quando questo progetto riproduce un soggetto altrui (come nel mio caso che progetto robottoni anni ’80, non una personale opera di fantasia), sia una soddisfazione enorme ma è un punto di vista soggettivo.
Chi si limita a collezionare magari prova altrettanta se non addirittura più soddisfazione.

P4F: Diversi modelli hanno anche degli sticker appositi, li create voi? Avete per caso esperienza anche con i kit da assemblare di altre marche?

BK: La mia prima passione è il disegno e quindi ho disegnato gli adesivi personalmente con l’ausilio dei classici programmi di fotoritocco. No, non ho esperienza.

P4F: La manualità non è per tutti, se dovessi dare un voto alla difficoltà di montaggio seguendo le vostre istruzioni, quale sarebbe?

BK: Direi 6. Sono intuitive e ultimamente divido il progetto in più parti così da avere delle istruzioni ancora più chiare e più velocemente consultabili.

P4F: In media, quanti pezzi servono per creare uno dei vostri progetti?

BK: Non saprei di preciso anche perché i progetti sono diversi tra loro e lo sono anche nelle dimensioni. Ad esempio se ci concentriamo sui soggetti robotici ho fatto tre formati: 13 cm, 20 cm e 38 cm.

P4F: Puoi parlarci dei vostri progetti futuri? Qual è il prossimo modello che realizzerete?

BK: Sono tanti, parlando di robot, in cantiere ora ho il Voltron e Il Godsigma.
Ma tra i due è probabile che mi concentri nel fare le istruzioni di due progetti già fatti, cioè Optimus Prime e Megatron.

Ringraziamo molto Samuele Atzori per la sua disponibilità.

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